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Commenti e foto sui social aiutano le operazioni dei carabienieri forestali

testa lupo bracconiereGrazie alle manie di protagonismo, di cui buona parte di noi soffre, è possibile arginare il fenomeno del bracconaggio. Commenti, foto ed a volte video si diffondono rapidamente sulla rete e grazie al lavoro certosino delle autorità è spesso possibile risalire ai colpevoli ed inchiodare delinquenti.
L'ultimo caso si è verificato nel Cuneese dove una foto che ritraeva la testa di un lupo, con tanto di coda e proiettile in bella mostra, ha portato le forze dell'ordine a casa di un "sedicente cacciatore". Oltre al macabro trofeo del lupo ritrovati anche un fagiano di monte imbalsamato ed un ordigno bellico detenuto senza alcun permesso.

Sempre l'operato dei carabinieri forestali ha portato, stavolta in Abruzzo, alla denuncia di tre bracconieri che suoi social condividevano il video mentre bloccavano e tentavano di investire, deliberatamente, un branco di cinghiali.
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"Salviamo il porto d'armi", la chat condivisa fra decine di cacciatori della Valcamonica, e non solo, non proprio ligi alle regole...

Salviamo Il Porto d'armiSfruttando la rapidità della messaggistica istantanea alcune persone hanno ben pensato di creare una sorta di "rete di protezione" dove potersi avvisare a vicenda dell'arrivo della polizia provinciale, carabinieri forestali o guardie volontarie LIPU o WWF.
Il gruppo di chat era intitolato "Salviamo il porto d'armi" e come immagine riportava un pettirosso. Era condiviso soprattutto fra "capannisti" che, grazie ai tempestivi avvisi, potevano rimuovere tutti gli illeciti prima dell'arrivo dei controlli.

Sulla chat venivano condivise anche le foto di auto civetta e si scambiavano consigli su metodi illeciti.
Era talmente cresciuto negli ultimi tempi che, per fortuna, è arrivata la notizia anche alle autorità.

C'è voluta un'attenta operazione del nucleo operativo antibracconaggio per arrivare agli ideatori del gruppo whatsApp, due capannisti, padre e figlio, di Gianico.
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