La prima domenica dell'anno rimarrà sicuramente impressa a vita in Santo "
tordaiolo nel sangue" con le uniche e rare distrazioni del Colombaccio e della Beccaccia. La stagione è stata sicuramente fra le più nere di sempre e spesso depressi si ha voglia di smettere, ma quando arriva la domenica, e si è liberi, la tentazione è tanta e rimanere a casa in pantofole non fa di certo parte del dna del cacciatore.
Il nostro amico Santo di certo non si lascia perdere l'occasione e via
come ogni week end appuntamento al bar con la comitiva per il caffè e si parte verso la grande piana di Rosarno fra distese di ulivi, agrumeti e bosco una vera e propria calamita per i Tordi.
Arrivati sul posto l'aria gelida fa davvero rabbrividire e congelare, ma indossato gilet e uscito dalla custodia il fucile ci si incammina per un piccolo tratto sino a raggiungere i "
soliti" appostamenti temporanei e la giornata ha inizio. Il freddo è pungente e con le orecchie aperte e sincronizzate sulla frequenza del zip del tordo si aspetta, con ansia, l'alba cercando nel buio/luce di scrutare in cielo una sagoma familiare. Si resta immobili muovendosi di tanto in tanto per non congelare.
Ma, come un palinsesto ciclico e noioso che si ripete, quest'anno arriva il sole a riscaldare ed illuminare tutto, ma dei Tordi nessuna traccia. Qualche colpo più in là fa sperare che almeno gli amici ne abbiamo visti.
Il richiamo del caffè portato nel thermos mette un po' fine alle speranze e ci fa riunire con gli altri per cominciare a tirare le somme dell'ennesima giornata negativa. In tre appena tre tordi, ma dato l'orario ancora presto ed il desidero di imbattersi in qualcosa rimaniamo ancora puntando sulla speranza.
La pazienza non è proprio una virtù di Santo e la frenesia di sparare lo spinge a provare a vagare col cane. Inizia così la cerca nel vicino bosco, fra i cespugli ed il fitto nella speranza di partire qualche Tordo, qualche Merlo o perché no qualche Ghiandaia, una Beccaccia, un bel Colombaccio, insomma la ricerca di un'emozione per non lasciare troppo vuota ed un po' vana la giornata.
Il bosco è proprio adiacente gli ulivi ed è li che in genere i tordi vanno a dormire e la mattina si lanciano a folle velocità nella pastura. Il sottobosco è molto fitto e qualche rovo rende pure inaccessibile dei pezzi, ma Santo ed
il suo fedele Springer Ringhio cominciano la cerca.
Ringhio sta sempre a giocare, ma non appena sente il comando "
cerca" ecco che torna il cane da caccia doc attento e col naso sempre a terra in cerca di una traccia o qualcosa da scovare.
Dopo un po' che ci si è inoltrati nel bosco e intravisto qualche merlo lontano che, avvertito il nemico, si "
tuffa" nel fitto senza farsi vedere più e qualche zip troppo lontano ecco che un rumore insolito, dei rami scuotersi ed un rumore di ali che sbattono fa intravedere
quella sagoma non tanto familiare, ma inconfondibile, della regina. Primo colpo un po' a vuoto fra la sorpresa ed il secondo che va a segno... e, come se un lampo caduto a terra avesse fermato il tempo, un vulcano di emozioni è lì pronto ed esplodere in un sol attimo.
- "In effetti non so se ho emesso un forte grido o se ho solo immaginato di averlo fatto, ma stavo concretizzando di aver fatto cento in quel momento" che solo un altro rumore simile al precedente e l'intravedersi di un'altra sagoma mi hanno distolto dal pensiero di aver abbattuto una beccaccia e fatto tornare con i piedi sulla terra.
In canna l'ultimo colpo, un colpo davvero magico e fortunato di stoccata, imbracciata rapida del mio Benelli Montefeltro Cal20 e sparo...
"In quel momento non esisteva altro, era come se avessi sbancato al superenalotto. Non sono molto abituato a fare una beccaccia, figuriamoci due. Mi è sembrato come se avessi tolto le rotelle alla bicicletta e avessi cominciato a pedalare a razzo senza cadere...."
Una cosa è certa, la seconda beccaccia mi aveva proprio fatto ubriacare, corro immediatamente a recuperarla senza ricaricare il fucile e chiamando Ringhio affinché la trovasse. Non ho neanche tenuto bene il punto, ma da lì a poco ecco ringhio uscire da un cespuglio con la Beccaccia in bocca è li sicuramente le urla di
bravo Ringhio!! bravo, porta non sono state risparmiate.
Una volta presa la Beccaccia accarezzata in tutta la sua lunghezza tenendola dal lungo becco e posandola nella bisaccia del gilet ho subito cercato di fare mente locale sul dove era potuta cadere la prima.
Mi ero a tal punto inebriato che a dir la verità ce ne è voluto. Portavo Ringhio sempre da tutt'altra parte sino a quando non ho ritrovato i bossoli a terra e, quindi, il punto da cui avevo sparato. Ricordare la direzione ed intuire il punto di caduta non è stato difficile.
Di certo non tutto poteva andare perfettamente e proprio in quella direzione iniziava un pezzo di rovi con canneto. Avrò fatto entrare diverse volte Ringhio in quei cespugli ed ogni volta usciva senza nulla. Il gelo stava scendendo su di me, sin quando ho notato un'apertura fra i rosi. Mi sono avvicinato e senza che gli dicessi nulla, Ringhio si è infilato sotto lo sentivo districarsi fra i rovi ed ecco che l'ho sentito fermarsi in un punto e dal forte agitare di quei rami capisco che ha individuato la Beccaccia e tiro un fiato di sospiro. Da lì a poco spunta fuori e la luce è tornata decisamente a splendere più forte che mai.
Fortemente soddisfatto la girata si poteva decisamente concludere e far ritorno dagli amici col lauto bottino. Amici decisamente sorpresi ed invidiosi. I complimenti sulla fortuna e sul fattore c non sono mancati, ma di certo io e Ringhio avevamo concluso un'ottima cacciata ed anche se la giornata è continuata con tre tordi fatti nel pomeriggio le due regine rimarranno a lungo impresse nella mia mente e nel mio cuore.
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