Amante della caccia ed appassionato del tiro al volo sono sostenitore dell'etica venatoria e della sua importanza per proteggere e difendere la ruralità e la natura.
Mi piace testare nuove cartucce e provare ad ottenere risultati simili o migliori con la ricarica.
Col nuovo Piano Faunistico Venatorio Provinciale di Firenze è stata istituita un’altra area di divieto di caccia nella Piana. Si tratta di ulteriori 340 ettari nel territorio di Campi Bisenzio inibiti all'esercizio venatorio. Come però accade adesso ci si pone il problema tabellazione per evitare brutte sorprese ai nostri amici cacciatori della zona. La provincia però non avrebbe i soldi necessari ad effettuare le operazioni di corretta delimitazione e tabellazione dell'aria.
La nutria è una specie non autoctona importata per l'allevamento ed oggi presente in discreto numero soprattutto in pianura padania, lungo la costa adriatica e tirrenica sino al Lazio. Al sud è localizzata in alcune zone della Sicilia e Sardegna. La nutria si nutre di tutte le colture che incontra ed è particolarmente ghiotta di piante acquatiche. Un sovrappopolamento di nutrie riduce drasticamente la presenza di queste piante causando la formazione di acque aperte.
Finalmente è stato approvato il nuovo calendario venatorio che riprende quasi per intero quello dello scorso anno oggetto di tante critiche e blocchi dal TAR su reclami delle varie associazioni ambientaliste.
Come lo scorso anno la caccia parte dalla terza domenica di settembre e si chiude il 31 gennaio.
Con la delibera n. 970 del 30 giugno 2014 la giunta della Regione Emilia Romagna ha autorizzato il prelievo in deroga per le specie Storno e Piccione selvatico a causa dei tanti e frequenti danni causati da questi negli ultimi anni alle colture.
Le modalità di prelievo sono state diramate dall'ISPRA che ha fissato a 50 mila esemplari per provincia il tetto limite dei prelievi di Storno. In più è previsto l'uso di zimbelli e/o stampi per il Piccione e si consiglia l'uso di munizioni atossiche.
Il Frosone è il più grande e robusto della della famiglia dei fringillidi con una lunghezza di ben 18 centimetri (più o meno come un Tordo) per un peso che può raggiungere i 60g.
L'aspetto è tipico dei fringuellidi da cui si distingue benissimo, non solo per le dimensioni, ma anche grazie al possente becco.
In Italia è presente per lo più al Nord anche se d'inverno si sposta verso il Sud ed Isole.
Con 149 voti a favore e 228 contrari, la camera ha respinto l'emendamento tanto sostenuto dalle associazioni ambientaliste e Movimento 5 stelle che proponeva l'abolizione della cattura e dell'utilizzo degli uccelli selvatici come richiami vivi.
Possono sicuramente tirare un filo di sollievo i pochi ed ancora tradizionalisti che con tanta fatica e dedizione allevano Tordi, Cesene ed altre specie di uccelli da impiegare come richiami vivi nella caccia d'appostamento.
Le associazioni ambientaliste, abituate ad ingrandire e gonfiare i numeri, non ci stanno e rilasciano dichiarazioni amare.
Pochi giorni fa avevamo citato l'ottima iniziativa del "Circolo della Caccia Neretum" di Lecce che aveva organizzato una giornata all'insegna dell'ecologia ripulendo da rifiuti di ogni tipo la zona dell'altopiano di Nardò (clicca qui per l'articolo).
Purtroppo torniamo di nuovo a parlare di rifiuti, ma questa volta non è una zona di campagna abbandonata, ma il cuore di Reggio Calabria in cui l'inciviltà sembra non aver limiti e sia i cittadini che i turisti avranno notato in questi giorni il frigo abbandonato sulle spiagge del più bel km d'Italia.
La Pavoncella è un uccello diffuso in tutta Europa e presenta anche in Giappone e Nord Africa.
La Pavoncella è lunga circa 30 cm con un'apertura alare di 75 cm per un peso di 200-300g.
Le piume del dorso sono nere con riflessi bronzei, rosso-verdi. Bianca nella parte inferiore, con il sotto coda marrone e petto nero. La testa molto elegante è caratterizzata da un lungo ciuffo (10 cm), largo sopracciglio bianco e becco nero. In volo le ali presentano una caratteristica forma arcuata.
La Pavoncella frequenta vasti territori coltivati, campi e zona umide dove può trovare in abbandonza di coleotteri, di mosche e altri insetti, ma anche ragni, lombrichi e altri invertebrati che assieme a semi di pino e graminacee compongono la sua dieta alimentare.
Il suo verso...
La Pavoncella è in genere gregario ed al tempo stesso molto furbo e difficilmente avvicinabile. Si caccia per lo più d'appostamento ben mimetizzati.
Pratichi la caccia alla Pavoncella? Se si che cartucce spari e in quali condizioni?
Pavoncella novità e cartucce più adatte
Foto Pavoncella
Video Pavoncelle
Un'ottima cartuccia realizzata e venduta dalla Maionchi ora assorbita dalla NSI (Nobel sport) più grossa e imponente azienda di produzione armi e polveri.
La cartuccia si presenta in un bellissimo bossolo corazzato blu zaffiro con scritte stampa di un colombo in oro ed è realizzata con componenti di alta qualità. Il propellente usato è la Tecna per risultati sempre eccellenti... La cartuccia è stata studiata appositamente per il Colombaccio è disponibile in commercio soltanto con la numerazione del piombo numero 5 che garantisce una buona resa nei tiri utili a questo volatile.
Al momento della ricarica il prezzo dei bossoli incide parecchio sul costo finale delle cartucce ottenute con il caricamento fai da te, perciò il riutilizzo dei bossoli sparati è una pratica molto utilizzata.
La reperibilità di bossoli sparati è alta! Possiamo utilizzare i bossoli raccolti a fine battuta senza gettarli via oppure recuperarli gratuitamente presso gli stand di tiro col permesso del gestore.
Per riutilizzare i bossoli sparati questi vanno ricalibrati per colmare eventuali deformazioni del fondello e dotati di un nuovo innesco.
Per far ciò possiamo usare un calibratore ed un incapsulatore. Più semplicemente si può utilizzare una leva-metti capsule (vedi foto seguente) che con pochi colpi di leva toglie l'innesco, calibra il bossolo ed introduce il nuovo innesco.
Grazie all'ausilio di questo strumento, detto anche calibratore a campana, si possono recuperare facilmente e velocemente i bossoli sparati avendo una buona garanzia sul risultato finale.
Un bossolo sparato di cartone può essere ricaricato una o due volte, mentre un bossolo di plastica anche tre o quattro volte senza eccedere visto che tutti i bossoli al momento dello sparo subiscono deformazioni e sfibramento del materiale sino a diventare inutilizzabili.
Un bossolo ricaricato può fornire prestazioni inferiori alla cartuccia a causa di piccole crepe presenti nel tubo che favoriscono la fuoriuscita dei gas, in più nei casi di abuso del numero di ricaricamenti, il tubo ed il fondello essendo più soggetti al dilatamento possono bloccarsi nella camera di scoppio.
I bossoli sparati, quindi, devono essere accuratamente esaminati scartando quelli da fondello troppo deformato o dal tubo inclinato o strappato.
I bossoli selezionati vanno ripuliti dai depositi di sporcizia al loro interno con uno spazzolino di rame o in setola e poi ricalibrati e forniti di nuovo innesco col leva metti capsule.
Quando viene inserita la capsula si deve far attenzione a dare la giusta forza per far in modo che l'innesco risulti saldamente posizionato senza gioco. Eventuale gioco porta allo scarto del bossolo stesso o se si è in possesso utilizzare inneschi dal diametro maggiorato.
L'orlo del bossolo sparato non avrà la resistenza di un bossolo nuovo e va rafforzato.
Se stiamo ricaricando bossoli in cartone questi vanno rigenerati mediante un bagno in paraffina fusa, o resine sintetiche, al fine di riempire eventuali crepe presenti facendo cura, una volta raffreddati di rimuovere il materiale in eccesso con una piccola lama.
Se, invece, stiamo ricaricando bossoli in plastica l'orlo va rigenerato spianando il bordino con un apposito mandrino di forma conica in base al calibro del bossolo munito possibilmente di una piccola resistenza elettrica per riscaldare ed ammorbidire la plastica del bossolo. In alternativa più semplicemente al momento della nuova chiusura vanno riprese le pieghe precedentemente usate rischiando però di non avere una chiusura stellare perfetta che avrà una resistenza minore rispetto alla chiusura stellare di un bossolo nuovo abbassando quindi le pressioni ed il rendimento della cartuccia.
Se il bossolo precedentemente utilizzato aveva la chiusura tonda la parte superiore va tagliata tramite un taglierino, ma questo riduce l'altezza complessiva della cartuccia finita. Se, ad esempio, stiamo riutilizzando un bossolo di 70mm il bossolo va tagliato in maniera tale da ottenere un bossolo di 67-65mm. Riutilizzare bossoli da 67 o 65mm abbassa ancora di più il bossolo finale andando ad ottenere un'altezza molto ad di sotto della camera di scoppio con notevoli dispersioni dei gas di fuga ed abbassamenti notevoli delle prestazioni.
Riutilizzare i bossoli comporta una riduzione dei costi, ma le prestazioni della cartuccia finale, a meno di un'accurata e certosina rigenerazione, non saranno mai all'altezza di un bossolo nuovo. Per questo è meglio precludere l'uso di bossoli ricaricati solamente per il confezionamento di munizioni per la migratoria piccola o media (32-34g per il calibro 12) e da evitare anche nelle cartucce leggere o da tiro dove il ridotto intasamento provocato dalla carica leggera non è colmato da un'adeguata chiusura.
Tu sei solito ricaricare i bossoli sparati? Che accorgimenti usi?
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