"Salviamo il porto d'armi", la chat condivisa fra decine di cacciatori della Valcamonica, e non solo, non proprio ligi alle regole...
Sfruttando la rapidità della messaggistica istantanea alcune persone hanno ben pensato di creare una sorta di "
rete di protezione" dove potersi avvisare a vicenda dell'arrivo della polizia provinciale, carabinieri forestali o guardie volontarie LIPU o WWF.
Il gruppo di chat era intitolato "
Salviamo il porto d'armi" e come immagine riportava un pettirosso. Era condiviso soprattutto fra "
capannisti" che, grazie ai tempestivi avvisi, potevano rimuovere tutti gli illeciti prima dell'arrivo dei controlli.
Sulla chat venivano condivise anche le foto di auto civetta e si scambiavano consigli su metodi illeciti.
Era talmente cresciuto negli ultimi tempi che, per fortuna, è arrivata la notizia anche alle autorità.
C'è voluta un'attenta operazione del nucleo operativo antibracconaggio per arrivare agli ideatori del gruppo whatsApp, due capannisti, padre e figlio, di Gianico.
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