Ma fermiamoci un attimo, perchè spesso le persone tendono a mettere sullo stesso piano l'attività venatoria con l'istinto della caccia dell'uomo della preistoria che possiamo, anche, rivedere in molti animali in natura come, ad esempio, i gatti.
Non possiamo metterle sullo stesso piano!
La caccia, intesa come predare un animale più in basso nella catena alimentare per sopravvivere, è un istinto implicato in ogni essere vivente dagli animali agli uomini; ben diverso è praticare l'attività venatoria, anche se il fine è simile e in modo più accentuato lo era ad inizio secolo dove quello che conta è abbattere l'animale per poi mangiarlo.
Tuttavia, dietro quello che oggi chiamiamo sport, esistono un'infinità di altri fattori che rendono, l'attività venatoria, differente dal semplice istinto di sopravvivenza.
Vediamo, come e quando è nata l'attività venatoria?
Da quando l'uomo si è evoluto ed è passato da essere solo un cacciatore ad agricoltore/allevatore ed avere una vita sociale più organizzata ha cominciato ad avere anche del tempo libero che lo ha portato a riflettere, ingegnarsi e migliorare la sua vita.Fra le attività con il quale l'uomo occupava il suo tempo libero c'era sicuramente l'attività venatoria.
Grazie ad essa poteva regalarsi dei succulenti extra e, al tempo stesso praticare sport, tenersi in allenamento e mantenere più o meno sotto controllo l'equilibrio naturale messo in crisi dall'antropizzazione stessa dell'uomo.
Molti grandi poeti del medioevo descrivevano l'attività venatoria praticata da principi e nobili come uno sport, un passatempo per stimolare la mente e tenersi in forma.
L'attività venatoria, quindi, è un'evoluzione dell'istinto di sopravvivenza che ha portato l'uomo a conoscere al meglio gli animali, gli habitat attorno a lui e a mettere in atto nuove modalità e tecniche di cacce.
Probabilmente furono gli inglesi i primi a portare la caccia a questo passo successivo ed a svolgere attività venatorie.
Sul finire dell'800 ed inizio del 900, nel nostro paese, l'attività venatoria si è caratterizzata (grazie anche alla grande crisi causata dalle guerre dell'unità d'Italia e della crisi economica che stava investendo un po' tutta l'Europa), da un ritorno alle origini, ovvero la caccia stava pian piano ritornando in auge, in tutte le classi sociali, come metodo per arricchire la tavola ed aiutare il sostentamento della famiglia anche grazie alla vendita della selvaggina.
In quei periodi i salari erano bassi, si arrangiava come si poteva ed era complicato recuperare materiale di ricarica.
Si utilizzavano "ricariche di fortuna"; la polvere era preziosa e si tendeva ad usare dosi che prevedevano il minor uso possibile di propellente mentre piombo e borraggi erano creati con materiali di fortuna e presi da ciò che si aveva a disposizione. Stoppe, crusca, tutto era impiegato per cercare di ottenere cartucce che potessero abbattere alla meglio una o più prede contemporaneamente.
Fu solo dopo gli anni 20 e la grande prima guerra che l'attività venatoria cominciò di nuovo a cambiare volto per tornare ad essere di un livello successivo ed assomigliare più ad uno sport che ad una stringente necessità.
La classe media italiana stava migliorando nettamente il suo stato di vita ed anche nella caccia si cominciavano a notare enormi cambiamenti. Pian piano sia le polveri che i caricamenti diventano sempre più efficienti e con materiali ricercati per incrementarne le prestazioni.
Per la prima volta si cominciava a realizzare abbigliamento specializzato ed accessori di pregio.
Ci si comincia a spostare dalla città per andare in campagna in giacca per cacciare e si comincia a sviluppare una passione ed una tradizione che porterà un progresso dietro l'altro per raggiungere lo scopo nel modo più efficiente possibile.
Accessori come i collari satellitari per la geo localizzazione istantanea dei nostri ausiliari in ogni istante rappresenta, a pensarci bene, una tecnologia impensabile sino a qualche anno fa.
Fucili sempre più prestanti e leggeri, munizioni specifiche e ad altissime prestazioni stanno agevolando, e non poco, la caccia ai moderni cacciatori dove ormai, non conta più il portare al casa la preda, ma la sfida e quello che ruota attorno al semplice incontro con essa.
Il sacrificio e la fatica per:
- instaurare un legame stretto col cane ed addestrarlo a seguire al meglio le indicazioni del cacciatore e riconoscere e predare selvatici specifici.
- lo studio delle nostre zone per cercare i posti migliori ed i luoghi con le più alte probabilità di incrociare il selvatico.
- la ricerca per assemblare una munizione il più possibile idonea al preciso scopo.
- lo studio dei venti per comprendere al meglio le migrazioni e valutare dove sarebbe meglio andare.
- la creazione di zone apposite per il ripopolamento e la sosta di alcune specie animali per non farle sparire dal territorio.
- lo stare insieme e vivere emozioni con gli amici.
- avere l'emozione di vivere la natura al 100%.
- ..e tante altre motivazioni che in questo preciso istante non mi vengono in mente....
Nel corso degli ultimi decenni il ruolo della caccia è ancora una volta cambiato e da "semplice" sport e passatempo è diventata attività di utilità per aiutare la piccola ruralità locale messa a dura prova dalla crisi dovuta al mercato globale e al disequilibrio creato dalla troppa antropizzazione che ha portato alcune specie animali a diffondersi in maniera esponenziale.
In più l'abbandono di compagne ed aree isolate ha portato i cacciatori a diventare vere e proprie sentinelle pronti a segnalare qualsiasi anomalia e problema riscontrato.
Detto ciò, ora che abbiamo capito la differenza fra caccia ed attività venatoria e tornando alla domanda di inizio articolo, ma...
come è nata l'attività venatoria?
L'arte venatoria (mi piace definirla come una vera e propria arte) è nata all'interno dei piccoli borghi dei paesini dove, il capofamiglia, al termine della dura giornata di lavoro o la domenica, usciva per rilassarsi ed immergersi in un mondo lontano dalle problematiche quotidiane dove il culmine di tutto era riuscire ad ottenere quell'incontro col selvatico e quel carniere che avrebbe sicuramente giovato a casa.L'arte venatoria anche nasce dall'amore del proprio territorio e dei boschi dove, nel silenzio e nel mimetismo che la caccia richiede è possibile gustarsi al meglio il disegno della natura ed emozionarsi davanti a qualche animale, cacciabile e non, imparando a conoscere le sue abitudini e le sue peculiarità.
La passione per le attività venatorie nascono anche dalle tradizioni e dal piacere di trasmettere da padre a figlio insegnamenti utili e profondi amando il proprio territorio e la natura vera a cui le giovani generazioni sono sempre meno abituate...
"Credo che l'amore per la caccia sia innato e che scateni un'attrazione misteriosa solo in poche persone, attrazione che non è facile a definirsi con le parole; so solo che sboccia come un fiore nella corte del canile o sui fianchi delle montagne. Quando è stato piantato nessuno lo sa, ma una volta fissato nel cuore di... un uomo nulla lo può sradicare." cit. William Arkwright
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